Si dice che la bellezza sia negli occhi di chi guarda. Ma, secondo me, di bellezza ce n’è un po’ di più (e un po’ di più se ne spande e la bellezza non è mai troppa) quando gli occhi di guarda sono occhi che sparpagliano pagliuzze di stupore anche a chilometri di distanza.
Premessa
Se c’è una cosa che tutti abbiamo imparato è che, per quanto possiamo impegnarci, difficilmente sapremo esattamente ciò che ci serve. Al massimo, di tanto in tanto, sentiamo di volere qualcosa ma magari non è davvero il momento giusto per avere quel qualcosa e allora niente, anche se lo otteniamo non è detto ci soddisfi come avrebbe potuto fare se fosse arrivato al momento giusto. Ma il momento giusto lo conosciamo? No. Siamo troppo inviaschiati nella nostra stessa vita per vederci da fuori. Non puoi scorticarti ogni volta che hai bisogno di guardarti con più obiettività.
Fortuna che esiste quello che qualcuno chiama casualità.
Qui a Calamo ci piace parlare, con ricca licenza poetica, di magia.
Parte in cui l’autrice del blog sfoggia le sue capacità espressive
Succede che hai gli avambracci e le gambe scoperte sotto le carezze prepotenti di un insolitamente caldo novembre. Ti hanno detto che per la festa annuale di tutto ciò che sembrava essere pronto per una lunga navigazione invece è finito in mare ognuno avrebbe portato qualcosa. Tu hai deciso di portare i segni. In fondo, hai pensato, pesano quasi niente. Poi i segni sono diventati sempre più rigidi come la pasta da modellare quando la lasci per troppo tempo sotto quel sole, inaspettato, e hanno iniziato a premere contro il diaframma fino a restare impressi. Poi la festa è finita e io…
“Alla fine mi sono eclissata prima che mi dicesse di rompere le righe”
E allora rompiamole queste righe.
Come quell’impercettibile eppure pesantissima linea che separa l’ordinario-ordinario dallo straordinario-ordinario. Quella linea che si rompe quando del tutto imprevedibilmente ti arriva quel libro che ti era capitato per caso per la testa quel tiepido-troppo-tiepido-ma-io-non-mi-lamento-ché-a-me-il-tepore-piace giorno di novembre. E tu apri il pacchetto e lui (il libro) è lì e allora pensi, dato che tu pensi sempre e hai spesso due o tre (mila) pensieri che sono fuori, in attesa, come in una ricostruzione creativa della coda fuori dal Berghain… Che pensi? Pensi che sarebbe bellissimo farne lo spunto per un progetto forse un po’ visionario. Ma secondo me bellissimo.
L’idea
Creiamo un circolo. Ok, già lo siamo. Ma lo creiamo comunque. Un circolo perché il bello del cerchio è che tutti i punti che lo compongono sono equidistanti dal centro e in questo caso sarà lo stesso: si tratterà infatti di colmare le distanze, intese in ogni senso possibile, attraverso un mezzo speciale (lo sai che cerco di non usare mai a sproposito la parola “speciale”).
Ogni partecipante al circolo mi dà il suo indirizzo. Non email. L’indirizzo-indirizzo. Tipo “via della casa di pandizenzero, n°2”. Una volta raccolti gli indirizzi si procede come in un gigantesco Babbo Natale segreto: a ognuno viene affidato un nome con l’indirizzo corrispondente. Per farne cosa? Per mandargli un libro. A sua scelta. Naturalmente ogni Calamista che invierà un libro a un altro Calamista ne riceverà un altro inviato da qualcuno che ha mandato un libro e ne riceverà uno da un altro e… Insomma, ci siamo capiti, no?
L’idea vi piace? Se sì, miei cari piccoli mostri in carne e porporina, possiamo lavorarci su!
Una calza della Befana con una proposta “librosa” mi mancava, ma ci piace.
OK, nella mia oggi c’è anche un muro in cartongesso ma vabbe, non ci pensiamo!
Ciccipucciatemi pure, partecipo.
❤
I doni della Befana non vanno mai sottovalutati, visto?
L’idea è bella, ma una volta ricevuto il libro… se non ci interessa, che ci facciamo?
Si prende atto che il caso deve essere uscito per troppo tempo con la fortuna e così, come chi va con lo zoppo impara a zoppicare, ha imparato a procedere a tentoni, bendato.
E si fa quello che alcuni fanno con i regali non azzeccati: si aspetta il prossimo giro per riciclarlo. Magari sarà perfetto per qualcun altro.
Mi sembra una buona soluzione.
Vorrei essere ricordata nei libri di storia, sulla falsariga di Quinto Fabio Massimo il temporeggiatore, come (Eudai)Monia la risolutrice.
Ma questa è l’idea più folle… più geniale… più bella… più…più… più…
Ho già qui un libro (che ho adorato) pronto per questa avventura!
(e serviva un post come questo e una mattina in cui sono rimasto a letto un po’ troppo per riportarmi su calamo!)
Ero certa che avresti apprezzato la follia!
(Non so se invitarti a restare a letto un po’ troppo più spesso o no, ecco).
Dipende… Non a 2 settimane dall’esame con ancora troppi libri da studiare.
Oggi i sensi di colpa mi terranno compagnia…
Ti mando il mio indirizzo!
Mi piace voglio entrare anche io in questa “lucida follia” di Monia; per indirizzo e altro come facciamo?
Il termine “lucida follia” mi sembra estremamente appropriato!
Che bello averti a bordo!
Allora, necessità pratiche: l’indirizzo me lo inviate in privato (come già qualcuno ha fatto).
Vediamo quanto nutrito diventa il gruppo (alcuni vorrebbero aderire anche se non hanno commentato).
Naturalmente anche nelle nuove leve dovrà essere rinvenuto un alto tasso di Calamismo 😉
Penso di dare un limite temporale alle adesioni. Del resto questo è il progetto del mese!
Bene…provvederò al da farsi, cara Monia e del resto si è il progetto del mese…e che mese!
Poi uno si chiede perché io sia pazza di voi!
🙂
Hai parlato di caso e io amo la sincronicità.
Hai parlato di cerchio e sto organizzato delle cosette coi mandala.
Per cui mi sento chiamata in causa e se sono ancora in tempo partecipo!
Calamo ti dà il benvenuto a bordo!
Grazie 🙂