Sai come conquistare i lettori (demiromantici)?

 lettore demiromantico

Vuoi attirare lettori per una pagina e via oppure farli innamorare a prima vista (senza essere tradito a ogni sguardo)?

I lettori one-night-stand

Ci sono lettori che vanno con tutti. Tu li vedi, consumano amplessi fugaci contro gli scaffali, ammassati tra pacchi di pasta e prodotti da forno e alitano sui cartoni dei cereali rubando le parole stampate, le bevono, con la fretta di chi ha sete davvero, le aspirano quasi, come chi a tavola non sa mangiare la zuppa e allora succhia quella brodaglia, lì di verdure, qui di letture. Li trovi con le gote in fiamme mentre sfogliano riviste che non leggerebbero mai ma, ehi, sono in sala d’attesa e l’attesa è fatta per impolverarsi i polpastrelli con notizie stantie che trovano in tutti del marcio. Ti capitano sotto gli occhi mentre inchiodano con la macchina perché loro il cartellone, la locandina, il libro del passante sul marciapiede, lo stavano leggendo. Ci stavano provando almeno. E poi ci sono i lettori che questa bulimia lettoria magari la sperimentano pure ma fondamentalmente sono lettori che si innamorano. E che leggono davvero, con il cuore, quando amano. Perché sì, l’istinto di leggere c’è, quello c’è sempre, è come il riflesso corneale se ti stuzzicano l’occhio con un bastoncino di cotone, ma l’attrazione, quella vera, quella la provano solo per gli scrittori di cui si innamorano. E la differenza, quella, è evidente come solo il desiderio puro e semplice può essere. Sono i lettori che con il sole e con la pioggia sono sempre in prima fila. Per il loro scrittore. Per quelle parole che sentono a tratti più proprie delle proprie parole stesse.

Il sogno (neanche tanto) segreto di chi scrive

Spalancano gli occhi agitando quelle tende che sono le ciglia come si fa solo quando si è, effettivamente, innamorati. Perdutamente. E lo fanno per delle parole. Lo hai visto fare mille volte. Lo hai visto fare ai bambini, con le favole (di solito della buonanotte, non come quelle che scriveremo noi della cattiva notte), lo hai visto fare ai ragazzi contro le porte delle librerie nelle notti in cui magari le stelle c’erano pure ma che importa, c’erano i loro occhi che bastavano a illuminare le strade a cui avevano tolto la luce. Lo hai visto fare allo specchio, forse. Uno specchio piazzato ad arte davanti a te che ti ha restituito l’immagine di due pupille dilatate a dismisura. Quello è lo sguardo di un lettore che trova pane per i suoi denti e ghiaccio per le sue contusioni e cuscini per i suoi sogni. Non importa perché scrivi (scrivi come fine? Scrivi come mezzo?) importa che hai raggiunto la vetta: tutti vogliamo amare e se possibile, ancor di più, essere amati. Se tu scrivi, per qualunque ragione tu lo faccia, non puoi che strabuzzare gli occhi all’idea di leggere tanta meraviglia negli occhi di chi ti legge.

Fate i libri non fate la guerra

Occhi di cristallo. Iridi che ti guardano come quando il riflesso dei tuoi occhi ti guarda da una palla di vetro di quelle che se le scuoti scende la neve e il paesaggio in miniatura cambia come cambiano i tuoi occhi a seconda della luce e con esso cambiano i tuoi pensieri. Cristalli azzurri come l’azzurro del ghiaccio puro al polo nord e caldi come un rivolo di sangue che sgorga da un graffio perché poi il tuo sguardo riflesso graffia quando ti guarda e tu puoi solo sentire quei frammenti di luce entrarti nelle pupille e strapparti ogni pensiero interrotto. E allora puoi respirare con te e con due labbra borgogna di una donna dal sapore morbido: più velluto che lana. Che la lana è stopposa e il velluto sexy come è sexy un libro che deve ancora nascere ma è già vivo nei tuoi pensieri e magari è un libro femmina con la copertina viola, lavanda, pervinca, indaco e tutte quelle tonalità che ci sono in ogni persona e ti viene da scuoterla quella palla di vetro come si scuote un sogno per vedere quale sia la versione migliore di te tra tutte quelle sfumature per un libro che sia femmina, perché chi l’ha detto che un libro deve essere maschio? Che se fosse maschio avrebbe un nome francese che suona come l’estate anche se ci pensi sotto la neve della palla di vetro che agiti come si agita un corpo quando vibra sotto il calore di baci colmi di caldo per quel libro viola che deve nascere.

Perché essere un autore indaco è la cosa migliore che ti potrebbe capitare

Non importa il sesso di te che scrivi, non importa il sesso di ciò che scrivi, non importa il sesso di chi ti legge. Ok importa, ma giusto un po’. Importa che puoi essere un amante occasionale. Puoi svendere le tue parole non al miglior offerente ma a chi ti fa credere che potrebbe fare di ciò che dai scrivendo una versione in cellulosa e inchiostro di una Pretty Woman senza copertina (perché scollata). Puoi essere la storiella di quel lettore che un giorno, ripensando, non ricorderà neanche il tuo nome. Puoi diventare una tacca tra tante tracciate sugli indici che ne hanno viste tante e tante ne vedranno. Puoi spogliarti scrivendo. Ma non spingere mai nessuno a guardarti davvero. Oppure puoi aspirare a diventare un autore indaco.

Lettore ti presento Calamella

Un giorno mi sono seduta alla fine dell’arcobaleno è ho pensato che è da 594 giorni che spargo per terra una Calamella dopo l’altra come briciole di pane di due fratelli che non sono sicuri sia meglio tornare a casa che entrare nella dolce casa di una strega. Quasi 600 giorni che do Calamelle, in un modo o nell’altro. Ecco. In un modo o nell’altro. Ma nel modo giusto? Forse non esiste un modo giusto in assoluto. Nel modo migliore? Ecco, nel modo migliore direi di no. Perché le Calamelle sono come le relazioni, hanno bisogno di tempo e impegno e fiducia e ci si deve credere. Possibilmente in due. Perché le Calamelle sono roba per lettori demiromantici che vogliono rubare il cuore a altri lettori demiromantici. Un demiromantico è colui che prova attrazione solo con qualcuno con cui ha un forte legame. Tutti abbiamo tra le dita forbici potenti, sai? E spesso ci viene spontaneo usarle. E spesso facciamo anche qualche danno. Ma quando i legami invece di reciderli è il caso di crearli? Come ce la caviamo? Le parole sono come le ragnatele. E tu lo sai quanto può essere resistente una ragnatela? Davvero parecchio. Più di certe fibre sintetiche.

Riservato ai demiromantici

Insomma, come funziona una Calamella? Per funzionare innanzitutto ha bisogno di un mio lettore demiromantico che a Calamo si sente a casa come ci si può sentire solo in certi posti virtuali (come il liquido nella cavità pleurica). Questo mio lettore scrive. Ci siamo? Scrive e se ne sta come la ragazzina bionda in cima al mio post su scrittori che, accidenti che strano, vogliono essere letti. Ma a un certo punto si stufa. E allora che fa? In prima battuta inizia a divorare tutto quello che trova online. Come fa chi ha qualche disturbo, chi ha qualche sintomo e/o segno che non va. E arriva in reparto con un sacco di teorie sulla malattia da cui potrebbe essere affetto. Ed è molto bello poter dire che no, quella patologia tanto grave non c’entra niente, non è quello il caso, può rilassarsi, magari una volta tornato a casa può guardare online invece che diagnosi infauste il posto migliore dove mangiarsi un gelato. Quel senso di sollievo è una bomb(ol)a di ossigeno che brilla su un soffitto che non sarà viola ma sotto cui la gente comunque a volte piange e a volte ride e a volte si molla e a volte si innamora. Insomma, per prima cosa il nostro lettore demiromantico (che magari sei tu? O tu? O, ehi tu, non nascondere la testa sotto il banco, magari sei tu!) si informa. E si informa tantissimo, inizia a ruminare nozioni su nozioni e teorie discordanti e tutto ciò che legge sembra gli parli di lui, e nulla di ciò che legge gli sembra parli di lui. Poi a un certo punto è pieno. Ma magari non è sazio. Nient’affatto. Anzi. Continua a essere a bocca asciutta di lettori. Soprattutto di lettori buoni. Di lettori demiromantici che no, non sono appannaggio esclusivo di scrittori-scrittori. Ma anche di chi scrive per far passare altri talenti.

Cosa rende chi scrive (in)felice

Cosa c’è che non va in me? Prima o poi, almeno una volta, almeno in una storia, se lo chiedono tutti. Niente demiromantico mio, niente. Eppure, al tempo stesso, non vanno tante cose. Ogni volta che qualcuno mi scrive lo fa soprattutto per due grandi ragioni: perché le cose con la scrittura vanno male e vorrebbero andassero bene o perché vanno bene e vorrebbe andassero meglio. E il bello è che sono d’accordo con te che leggi, è vera la storia che non c’è limite al peggio. Ma forse non c’è limite neanche al meglio. La Calamella così parte da un’esigenza: trovare i propri lettori demiromantici. Perché io capisco che si può non credere all’anima gemella. Ma ai lettori demiromantici no. Quelli sono roba certa come Babbo Natale e la pioggia subito dopo che hai lavato la macchina. Parte da questa esigenza e inizia con un primo appuntamento. Ci sentiamo. Parliamo. Chi in questi mesi mi ha fatto delle domande e ha avuto modo di ricevere delle risposte lo ha provato sulla sua pelle di carta e pixel: parlare di cosa si sta facendo e di cosa si vorrebbe fare, parlare di cosa si scrive e di cosa si vorrebbe scrivere e di chi si vorrebbe ci leggesse, parlare e riparlare perché si sta parlando online e allora parlare si traduce in scrivere e scrivere è così bello…Ecco, tutto questo ha già in sé un che di catartico. E poi siamo un po’ tutti i peggiori amici di noi stessi, sai? Abbiamo sul naso delle grosse lenti deformanti che ci fanno leggere le nostre parole con così poca obiettività.

Diventa lo scrittore che sei

Ci ho pensato a lungo. E ho deciso che le Calamelle saranno sacchetti magici che hanno dentro, tutti insieme, i superpoteri di un parrucchiere che sferruzza le tue parole e ti rifà il look e di uno specchio che dice sempre la verità e di un test che ti racconta qualcosa in più sulla tua personalità e di un agenzia matrimoniale che ti para dinnanzi agli occhi tutte le tue anime gemelle, come sospettati oltre un muro trasparente e ti dice cosa devi diventare esattamente per meritartele. E poi, in una scena epica, ti svela che non stai facendo altro che diventare lo scrittore che sei.

Primo appuntamento

Il primo approccio ti piacerà. Perché sedurre è respirare e sedurre è “condurre” a sé e noi, insieme, andremo verso di te. Il vero Te Scrittorio che se ne sta imbrattato di inchiostro in un angolo come un bambino che ha finito il barattolo di crema spalmabile di nascosto. Parlottiamo e capiamo per cosa è il caso di lottare. Quali armi hai dalla tua per la tua scrittura? Quali territori vuoi espugnare? Che lande di lettori vuoi conquistare? Sei più Pirro o più Napoleone?

Come due innamorati che non hanno nient’altro che una storia d’amore

Continuiamo facendo ciò che va fatto. Vuoi aprire un blog ma non sai da che parte cominciare tra calendario, idee su idee,  piano editoriale? Ci occupiamo di questo. Un blog lo hai già ma quando scrivi è tutto un po’ “meh” (che una volta ho letto che in inglese c’è una parola che è a modo suo intraducibile ma che se proprio la vuoi tradurre la potresti tradurre come “meh”)?  Hai un libro nel cuore, nella testa come Zeus con Atena, dentro gli alveoli polmonari e lo senti premere sul diaframma a oni respiro, sotto i piedi e ne senti il suono a ogni passo? Lo tiriamo fuori o se è già fuori vediamo come vanno tutte le cose che ci scrivi intorno e che dovrebbero farti avere intorno tanti lettori estasiati. Eccetera, eccetera, eccetera.

Scrivilo con parole tue

E poi? Poi chattiamo fino a non avere più delle impronte digitali così non possiamo essere schedati e possiamo rapinare indisturbati l’attenzione di tutti. Facciamo gli esercizi come si fanno gli esercizi quando ci si sta allenando, perché tutto, a modo proprio, ha bisogno di una qualche forma di allenamento. Ti preparo la tua rassegna-Calamella-per-chi-mai-si-rassegna fatta di parole e parole e parole che ti parlano di te. Tu la leggi. La applichi. Scrivi e quando scrivi ti applichi come mai prima, magari.

Batticuore e fiatone

Ti immagino a leggere questo articolo respirando e a tratti non respirando, come se ogni muscolo di te stesse lavorando. Abbiamo già lavorato abbastanza per oggi, non credi? Quindi intanto prendi questo sacchetto di notizie mangiucchiale e metabolizzale.

Ti lascio con una sfida: uno dei paragrafi qui sopra non l’ho scritto io. Se indovini qual è vinci un premio.

(Sarei tentata di darti un premio se NON lo indovini ma, ehi, l’impegno va premiato, no?)

18 pensieri su “Sai come conquistare i lettori (demiromantici)?

  1. Riservato ai demiromantici? Che mi sembra un po’ più basso come livello rispetto al solito tuo e al resto. Ma pi questa data la segni? Che se non ricordo male sarebbe la prima volta che calamo ospita un’altra penna.

  2. Okok, l’ho letto tutto di fila e col fiatone perché in certi casi la pigrizia viene meno e DEVO andare fino in fondo.

    La cosa bella però è stata che quando ho finito di leggerlo mi sono accorto di averlo seguito tutto, senza perdermi il filo del discorso anche quando sono passato senza saperlo per lo scrittore “di troppo” e questo per me, è fighissimo perché qualcuno di noi, ha fatto sue (o quasi) tutte le sensazioni che calamo sistematicamente ti regala ogni volta che più o meno segretamente ti offre una calamella.

    La padrona di casa deve esserne davvero orgogliosa.

    Io un mio giudizio “a primo acchitto” l’ho dato e visto che non è come quello di Daniele lo posto subito perché sono curioso.

    Per me è “Il sogno (neanche tanto) segreto di chi scrive”.

    Ps: sarebbe figo se perdessimo pure tutti perché forse, la sorpresa sarebbe ancor più gradita… come un bel premio (a sorpresa appunto).

    😀

    1. DuemilaParoleDuemilaSiorieSiore.
      Ti è rimasto un po’ in bocca il sapore delle Calamelle?
      Questa cosa di “trovare l’intruso” è stata davvero divertente per me che ho ospitato l’incursione, per chi l’ha realizzata e a quanto ne so anche per voi che vi state impegnando 🙂
      Così divertente che quasi quasi…

  3. Anche secondo me il paragrafo “Fate i libri non fate la guerra” è stato scritto dall’intruso. Si avvicina molto al tuo stile ma ha un lessico diverso e un ritmo delle frasi da apnea, mentre tu hai un “respiro” più regolare.

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